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Antipasto, primo, secondo, dessert…e coperto! Nella tradizione del nostro Paese aggiungere al conto quest’ultima voce è una consuetudine ben radicata, che tuttavia lascia spesso perplessi i turisti stranieri. In questo articolo ti proponiamo dei cenni storici sulle origini del coperto, e alcune informazioni a livello normativo di cui potresti non essere a conoscenza!
Il coperto, dal Medioevo a oggi
Il coperto, come è ben noto, è una “tassa” aggiunta dal ristoratore per ripagare il costo dell’apparecchiatura e della pulizia del tavolo. Non tutti, però, sanno che questa abitudine risale addirittura al Medioevo, quando molti clienti delle locande portavano con sé da casa il cibo da consumare ai tavoli. In questo caso, ovviamente, la locanda imponeva un piccolo prezzo da pagare per poter usufruire del tavolo e della posateria.
In ogni caso il coperto è un concetto distinto dal costo del servizio. L’origine del servizio, infatti, è ben diversa: risale all’antico uso di pagare il cameriere a percentuale, assicurandogli una paga proporzionale al numero di clienti serviti. Oggi, tuttavia, il servizio finisce solitamente in tasca al proprietario del locale e non al personale di sala.
Il caso del Lazio
Di fronte alle lamentele sempre più frequenti della clientela, che spesso non si aspetta di trovare un sovrapprezzo leggendo le voci sullo scontrino, una domanda sorge spontanea: è lecito per noi ristoratori far pagare il coperto?
In mancanza di una legge statale in merito, alcuni comuni e regioni si sono espressi in merito già da diversi anni. In particolare è emblematico il caso del Lazio, che già nel 1995 vietò di far pagare il coperto (pur consentendo le voci relative al pane e al servizio). La legge è stata aggiornata nel 2006 estendendo il divieto anche al pane e imponendo di esercitare la massima trasparenza nel caso del servizio al tavolo (comunque illecito nel caso di un menù fisso).
Naturalmente non manca chi ricorre a delle scappatoie, ma una cosa è certa: per un cliente non c’è niente di più fastidioso che scoprire solo alla cassa di dover pagare un extra non previsto. La trasparenza, quindi, rimane un segno imprescindibile della professionalità del ristoratore! Non a caso già l’art. 18 del Regio Decreto n. 635/1940 obbliga a esporre bene in vista non solo la licenza e l’autorizzazione ma anche la tariffa dei prezzi.
Un decreto contro-coperto?
Ma c’è di più. Proprio per quest’anno, infatti, sarebbe prevista l’introduzione di un “decreto contro-coperto” che renderebbe questa pratica illegale in tutta Italia con multe decisamente salate. Decreto o non decreto, è ovvio che nessuno può vietare di alzare di un euro il costo di un piatto per risolvere alla radice la questione. Di sicuro, tuttavia, la chiarezza può solo giovare ai ristoratori: che si tratti di servizio, pane o coperto, indicare nel menù ogni eventuale sovrapprezzo è un doveroso segno di rispetto nei confronti del cliente…che sicuramente sarà felice di tornare a farci visita!