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Abbiamo già illustrato in precedenza un trend che si sta affermando anche nella ristorazione italiana: quello di abbinare la cultura del cibo (meglio se di un certo tenore, o quantomeno affine a una certa cultura che privilegi la territorialità e la stagionalità) alla cultura propriamente detta. In che modo? Allestendo delle mostre d’arte – temporanee o permanenti – all’interno dei ristoranti.
Senza trasformare questi ultimi in pinacoteche, tale pratica consente al ristoratore di offrire un’attrattiva in più al proprio locale, al cliente di unire degustazione e cultura e agli artisti – magari giovani ed esordienti – di cominciare a farsi conoscere, nell’attesa di sbarcare in luoghi ufficialmente deputati a ospitare le loro opere (gallerie, musei, collezioni private).
Ora vogliamo allargare l’ambito di competenza, coinvolgendo anche altri locali, come bar, pasticcerie ed enoteche. Non solo: proviamo a sostituire i quadri con un altro status symbol culturale per eccellenza. Uno status symbol che con un colpo di coda è riuscito a emanciparsi dallo stigma di desuetudine cui sembrava irrimediabilmente confinato: il libro.
Non è un mistero, infatti, che grazie ad alcune iniziative di impronta “social” (seppure in senso lato) come il bookcrossing, il libro – nuovo ma soprattutto usato – stia vivendo una sorta di nuova giovinezza: letto, scambiato, regalato ma soprattutto smistato attraverso gli hotspot per il bookcrossing collocati nei luoghi più disparati di piccole e grandi città. E non a caso molti di questi hotspot sono ospitati in bar, enoteche, pasticcerie e altri luoghi preposti al consumo alimentare “mordi e fuggi”, o comunque dall’impostazione meno stanziale rispetto ai ristoranti.
Pertanto, i proprietari di locali appartenenti alle tipologie summenzionate dovrebbero prendere in considerazione l’idea di aderire alle iniziative di bookcrossing presenti sul loro territorio, facendo del loro esercizio un hub per questo tipo di pratica condivisa. I vantaggi, in termini economici e di immagine, potrebbero essere notevoli. Vediamo, in sintesi, quali sono.
Da luogo di passaggio a luogo di sosta
Il primo – niente affatto spiacevole – effetto collaterale dell’inserimento del proprio locale all’interno di una rete di bookcrossing riguarda, come abbiamo già accennato, la stanzialità media del cliente, con positive ricadute economiche sull’attività. Chi si ferma per leggere un libro, in media, tende a consumare di più: un caffè può diventare un aperitivo, una merenda veloce una degustazione più ampia. La dimostrazione più lampante che a volte basta veramente poco per offrire un servizio di qualità alla propria clientela, senza ricorrere a sofisticati strumenti di marketing. Infatti, bisogna tenere presente che un locale come un bar, una pasticceria o un’enoteca ha un approccio decisamente informale alla lettura, e molti avventori prediligono questo tipo di situazione rispetto a quella che si trova abitualmente nelle tradizionali biblioteche.
Attrarre una nuova clientela
In realtà, quando parliamo di “propria clientela” diamo per scontato che un’attività commerciale continui a rivolgersi agli stessi clienti di sempre anche dopo l’apertura di un hub per il bookcrossing. In molti casi, tuttavia, le cose stanno diversamente: infatti, per quanto minimale, questa novità sarà in grado di coinvolgere quella parte della propria comunità di riferimento attiva nello scambio gratuito e volontario di libri. Tutti potenziali clienti che si aggiungeranno alla clientela tradizionale, ingrossandone le fila.
Fidelizzazione del cliente
L’offerta di un’attività parallela alla somministrazione di cibi e bevande renderà il vostro locale un vero porto di mare. Non solo gli appassionati di lettura prenderanno l’abitudine di sostarvi per un periodo di tempo più prolungato, ma gli avventori occasionali cominceranno a frequentarvi con frequenza decisamente maggiore, evolvendo il loro status a quello di clienti abituali.
Un’attività a costo zero
Non bisogna trascurare che il bookcrossing è, in genere, un’attività svolta a titolo esclusivamente gratuito e volontario: si tratta di condivisione, non di commercio. Questo vuol dire che non porta un indotto di per sé: in pratica, non guadagnerete di più vendendo o noleggiando libri. Per contro, il bookcrossing non comporta neanche costi vivi per l’avviamento e/o la conduzione dell’attività: tutto ciò che richiede è un angolo più o meno ampio del vostro locale dove collocare i libri lasciati in condivisione dai clienti o da visitatori occasionali. D’altro canto, abbiamo già visto come il bookcrossing possa avere ricadute positive in termini di aumento di volume del vostro business principale.
Somministrazione di cibi e bevande con un’attitudine slow food
Lo slow food è una filosofia di vita che ormai coinvolge milioni di persone e da tempo non riguarda più i soli ristoranti. Anche prendere un caffè al bar può essere un’attività quotidiana esperita con un’attitudine slow food. Un’attitudine che, al di là della natura dei prodotti contemplati al proprio interno, induce a dedicare il giusto tempo alla degustazione e al consumo di cibi e bevande. Ecco che allora un locale in grado di offrire un’occasione per sostare al suo interno (come ad esempio la possibilità di attingere alla piccola biblioteca messa a disposizione da un hotspot di bookcrossing), anziché consumare pasti convulsi e veloci, va esattamente incontro ai desiderata di chi ha scelto di sposare questo stile di vita. D’altronde, tutto ciò non è una novità assoluta, ma al limite una riscoperta: quella delle vecchie sale da tè che videro il loro periodo di massimo fulgore agli inizi del Novecento. Ebbene, non è detto che, in forme e modi diversi, magari senza Belle Époque e interni in stile liberty, anche esse non possano vivere una seconda giovinezza.
In sintesi, fare del proprio locale un hub per il bookcrossing è un’attività collaterale a costo zero in grado di offrire un’interessante attrattiva per clienti vecchi e nuovi: nei casi più riusciti può contribuire ad aumentare sensibilmente la clientela, oltre che incrementarne il livello di fidelizzazione della stessa. Tanti vantaggi e zero svantaggi: vale davvero la pena mettersi a disposizione delle comunità di bookcrossers, soprattutto se la vostra attività si trova nei pressi di zone universitarie o comunque frequentate da giovani e studenti.