Culinary cocktails: quando il bartendering di lusso incontra l’alta cucina

Il bartendering, soprattutto quello di lusso, e l’alta cucina insieme nel perseguimento della ricercatezza delle ricette e la necessità di rinnovarsi. Ecco come sono nati i culinary cocktails, interessanti creazioni che stanno ricevendo sempre maggiore attenzione e riscontri sempre più positivi.

 

L’ascesa dei culinary cocktails

L’ultima traccia dell’osmosi tra alta cucina e bartendering, per l’appunto, è il culinary cocktails. Come il nome stesso suggerisce, si tratta di abbinare a dei prodotti gastronomici di qualità, cocktail al posto del classico bicchiere di vino. Gli effetti sono molteplici: infatti, oltre a sperimentare nuovi sapori e abbinamenti originali, i clienti potranno familiarizzare con la cosiddetta cocktail culture e le sue molteplici declinazioni. Scoprendone, al tempo stesso, una insospettabile flessibilità. Insomma, chi credeva che i cocktail fossero unicamente cose da aperitivo, o comunque da consumare lontano dai pasti principali, dovrà ricredersi.

Beninteso: i culinary cocktails funzionano degnamente come aperitivo, esattamente come ogni altro cocktail. Ma non è l’unica funzione cui sono destinati: essi, infatti, reggono perfettamente un’intera cena, purché disposti in una sequenza logica. A tale scopo, alcuni ristoranti che stanno sperimentando i culinary cocktails hanno predisposto dei veri e propri menu degustazione. Percorsi di gusto e innovazione, in cui l’originalità della presentazione fa il paio con la scoperta di nuovi sapori.

 

Caratteristiche dei culinary cocktails

Quali sono le caratteristiche principali che un culinary cocktail dovrebbe possedere per essere considerato tale? Ovviamente non stiamo parlando di un semplice mojito o di uno spritz, ma di qualcosa di più elaborato e, al tempo stesso, ricercato. Ad ogni modo, ecco i caratteri salienti di un culinary cocktail che si rispetti.

  • Leggerezza. I superalcolici, pur non banditi del tutto, devono essere utilizzati con parsimonia. A un culinary cocktail si chiede di accompagnare degnamente (leggi: discretamente) un pasto, non di essere protagonista.
  • Colore. Ogni cocktail che si rispetti deve essere variopinto. Una festa per gli occhi, prima ancora che per il palato. Quindi, largo all’utilizzo di ingredienti che vanno nella medesima direzione. Succhi ed estratti di frutta e verdura, innanzitutto. E come decorazioni, largo all’utilizzo dei fiori eduli.
  • Aroma. Uno dei maggiori punti di contatto tra un cocktail e una pietanza deve essere dato proprio dall’elemento aromatico. Profumi naturali, come quello degli agrumi, o essenze irrinunciabili, come l’angostura, devono necessariamente far parte dell’armamentario di ogni chef intenzionato a cimentarsi con questo tipo di ricette.
  • Congruità. Ogni piatto deve avere il suo bouquet di aromi e sapori a compendio. E in alcuni casi gli abbinamenti sono quasi obbligati. Un esempio? Cacciagione e una bevanda a base di estratto di frutti rossi. Oppure pesce e agrumi. L’amaro dell’angostura, invece, può bilanciare le carni bianche più dolci, mentre la dolcezza e l’acidità dei frutti tropicali si sposano con le più classiche carni rosse italiane.
  • Eleganza. I culinary cocktails sono a tutti gli effetti dei prodotti gourmet, e come tali vanno trattati. La presentazione deve essere curata non meno di quella che attiene ai piatti. Persino l’abbinamento tra i colori può fare la differenza. La parola d’ordine è: curare ogni minimo dettaglio.

 

Le nostre conclusioni e i nostri consigli

Se possiedi un ristorante di lusso, o comunque tendente alla cucina gourmet, quello dei culinary cocktails è un universo tutto da scoprire. Il suo maggiore vantaggio è quello di essere un ambito di ricerca in continua evoluzione, che fa del cambiamento la sua cifra caratteristica. Ma per paradosso questo può essere anche il suo difetto principale, non offrendo alcun reale punto di riferimento a chef e bartender. Tuttavia, chi saprà governare questo aspetto senza farsi governare a sua volta scoprirà un’attrattiva ulteriore per il proprio locale, e una proposta di degustazione alternativa in grado di rappresentare, da sola, un segno di riconoscimento pressoché unico del proprio locale.

Proprio a tale scopo, per rendere ancora più peculiare l’offerta, si consiglia di incentivare una stretta sinergia tra chef e bartender. Queste due figure professionali dovranno trovarsi a collaborare a stretto contatto, al fine di creare piatti e cocktail “della casa” totalmente originali. E con un menu degustazione totalmente realizzato in house e non replicabile altrove, nessuna strada sarà preclusa.