Community bar: trasforma la tua attività in un vero centro servizi

Malgrado il nome anglicizzato, il concetto di community bar è tipicamente italiano. O quantomeno è in Italia che ha cominciato ad affermarsi, a svilupparsi e a delineare le sue caratteristiche. E il motivo è molto semplice. L’Italia è il paese dei piccoli comuni e delle cittadine di poche migliaia – a volte anche centinaia – di abitanti. Non solo: l’Italia è anche il paese le cui grandi città sono spesso circondate da quartieri-satelliti, piuttosto staccati dal tessuto urbano principale. In entrambi i casi, ci si trova spesso di fronte a microcomunità il cui territorio di appartenenza risulta deprivato di molti servizi.

E come spesso avviene in questi casi, là dove non arrivano i servizi pubblici per la collettività, è la collettività stessa a sopperire.

Cosa sono i Community bar

Sostanzialmente, la base di un community bar è un semplice bar di quartiere, anche di dimensioni modeste. A contare non è né il livello di lusso del locale, né la sua grandezza. L’importante è che sia un luogo di ritrovo per la propria comunità di riferimento, paese o quartiere che essa sia. In sostanza, il bar e le persone che lavorano al suo interno si mettono a disposizione di tale comunità, fornendo – perlopiù gratuitamente – una serie di servizi aggiuntivi.

I primi community bar, ad esempio, hanno cominciato con un banale servizio di custodia chiavi. Ad esempio, due o più coinquilini che condividono lo stesso mazzo di chiavi di casa, potevano lasciare quest’ultimo presso il bar. Il primo che rincasava aveva la possibilità di entrarne in possesso senza dover aspettare il rientro dell’altro. Un discorso analogo si può fare per le chiavi di un’automobile o di un ciclomotore, come se il bar sostituisse un normale servizio portineria.

Poco a poco, successivamente, a quelli sopra elencati si sono andati ad aggiungere ulteriori servizi, sempre più capillari e diversificati. Dalla sala lettura all’area divertimenti per bambini (nel caso dei locali più ampi), fino ai corsi di formazione, letture, convegni, dibattiti. Non manca neanche il servizio di ritiro di pacchi, lettere e raccomandate. Alcuni fanno spedire il materiale all’indirizzo del bar per essere sicuri di riceverli e non essere costretti a recarsi all’ufficio postale perché al momento della consegna il destinatario era risultato assente.

I BAR SI TRASFORMANO IN UFFICI PROVVISORI PER PROFESSIONISTI

 In Italia sono sorti bar con servizi di dog sitter, oppure esistono locali che sono stati “eletti” a uffici provvisori da professionisti che offrono la loro consulenza – perlopiù gratuita – ad abitanti del luogo. Avvocati, ingegneri, architetti, chiunque sia in grado di offrire un aiuto concreto alla propria comunità ma non ha l’occasione di riceverne i rappresentanti nel proprio ufficio (magari perché non ne ha uno), trovano in questi locali ospitalità e accoglienza. Generalmente un community bar non guadagna nulla da tale attività. Il suo indotto è dato, come sempre, dalle consumazioni, che con l’incremento del traffico di avventori dovrebbero aumentare di conseguenza. Inoltre, offrirsi come punto di riferimento per la propria comunità determina sempre un – pur circoscritto – ritorno d’immagine.

Perché cimentarsi con questa attività

A questo punto, la domanda sorgerebbe spontanea: a chi conviene aprire un community bar? O meglio: a chi conviene convertire la propria attività, come un semplice bar, in una molto più complessa? Quali vantaggi non effimeri potrebbero derivare dal farsi carico gratuitamente di una serie di mansioni aggiuntive?

Tolta l’ovvia soddisfazione derivante dal fatto di aiutare la propria comunità di riferimento, rimangono i due motivi sopra elencati: aumento dell’indotto e aumento della popolarità. Ma non sono gli unici: bisogna infatti tenere conto che in questi casi la popolarità aumenta in maniera proporzionale alla reputazione. In altre parole, fornendo un ventaglio di servizi extra, un esercizio potrà vedere incrementare ciò che gli esperti di marketing definiscono reliability. E avere un alto indice di affidabilità significa avere un ricambio costante della clientela, 24 ore al giorno 365 giorni l’anno. In pratica, mettersi al servizio dei nostri “vicini di casa” fa in modo che la gente si fidi di noi, in un circolo virtuoso potenzialmente senza fine. Come senza fine potrebbero risultare le possibilità di vedere ingrossarsi la nostra comunità di riferimento.