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Un Paese come l’Italia, unico al mondo per quel che riguarda la tradizione culturale e culinaria, potrebbe trasformare tutto quel che riguarda il cibo, dall’export fino alla produzione, in un vero e proprio volano di crescita economica e non solo. Mentre l’export attraversa un periodo felice, si stanno diffondendo delle nuove professioni legate al cibo che potrebbero acquistare rilevanza e importanza da qui ai prossimi mesi.
Tra queste figura sicuramente il “foodteller”, letteralmente il narratore del cibo, ovvero un professionista che cerca di utilizzare le proprie doti divulgative per valorizzare i prodotti, alimentare la curiosità e utilizzare le emozioni per creare legami e ampliare la rete di followers e clienti potenziali.
Il mondo del cibo è oggi sempre più di moda, basta accendere la Tv e sfogliare i palinsesti per trovare diverse trasmissioni culinarie e un numero imprecisato di chef e critici gastronomici. Potrebbe sembrare quindi un settore saturo, e forse è così, ma la figura del foodteller sta riuscendo a ritagliarsi degli spazi importanti.
Proprio come lo chef infatti, il footdeller deve essere in grado di emozionare e deve farlo con immagini e parole, creando così un’empatia in grado di valorizzare ogni aspetto del cibo, dal singolo ingrediente fino al loro abbinamento.
La figura del foodteller
Uno dei punti di forza della cucina italiana che la rende insuperabile in tutto il mondo è proprio la sua semplicità e la genuinità unica dei suoi ingredienti. Il foodteller è una figura che deve essere in grado di raccontare tutto questo, risalendo a ritroso nella filiera fino alla raccolta delle materie prime. Raccontare un ingrediente, una ricetta, un aneddoto legato al territorio, serve sostanzialmente ad arricchire il piatto e a trasformarlo anche in un nutrimento per l’intelletto e per la curiosità.
Una nuova professione il “foodtelling”
Delle potenzialità di questa nuova professione legata al cibo si sono accorti in molti, proliferano infatti i blog e siti che parlando di “foodtelling” e la sensazione è che questa tendenza debba ancora esprimere a pieno tutte le proprie potenzialità. Il foodteller in sostanza è una figura che deve essere in grado di raccontare il cibo genuino e di parlare a persone interessate alla convivialità, al territorio, a tutto quello che può esserci dietro la preparazione e la presentazione del cibo.
Essere dei foodtellers significa in qualche modo essere dei narratori di luoghi e tradizioni, significa trasformare la produzione di cibo in possibilità di crescita e valorizzazione anche per il territorio, significa cominciare a vedere tutto ciò che riguarda la cucina come reale e autentica opportunità di business e creazione di valore.
Un foodteller deve saper “narrare” il cibo sia visivamente che con la parola, deve saper interessare il cliente potenziale affascinandolo e declinando tutto ciò che c’è dietro il piatto: la tradizione, la preparazione, la storia degli ingredienti e del territorio.
I media danno spazio e voce ai foodteller
Delle potenzialità del “foodtelling” si sono finalmente accorti anche i grandi media, come Repubblica.it che ha dedicato di recente un breve articolo a una realtà del settore che ha già ottenuto importanti risultati: www.foodtellers.it . Ogni piatto, ogni ricetta, ha una storia che merita di essere raccontata e che, in qualche misura, fa parte del piatto stesso. Qualcuno sembra già aver compreso le potenzialità di questa “nuova” professione e si è lanciato a capofitto fiutando l’occasione di emergere in un mercato al momento abbastanza vergine.
Storie dietro ai fornelli
Un abile foodteller deve essere quindi in grado di interpretare la cucina in modo differente, di raccontare le storie che ci sono dietro il cibo e anche dietro le persone che lo preparano. Dietro ogni piatto infatti non c’è solo la storia del territorio o della tradizione ma ci sono anche storie di persone, di amatori o professionisti dei fornelli, storie che meritano di essere raccontate.
Di Daniele Cardetta