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La cucina italiana rimane un caposaldo della gastronomia mondiale: ricercata, inseguita, spesso travisata da cuochi stranieri abili ma troppo, estranei alle logiche peculiari della nostra tradizione per riprodurla fedelmente.
Ne ha fatto le spese, di recente, lo chef e imprenditore britannico Jamie Oliver, costretto a chiudere la propria catena di ristoranti “italiani”, che di italiano puro avevano ben poco.
Per questo motivo gli chef e i ristoranti italiani DOC sono sempre più desiderati all’estero. E sono molti coloro che lasciano il Bel Paese per aprire un ristorante all’estero.
Se focalizziamo l’attenzione sulla condizione della Ristorazione in Italia, non è difficile evincere che questo esodo rappresenta una vera minaccia. Nel nostro paese mancherebbero circa 50.000 figure specializzate in campo culinario. Tra queste spiccano cuochi, chef, pasticceri, pizzaioli e camerieri. Questa mancanza di personale qualificato è avvalorata dai numerosi annunci di ricerca personale che si vedono pubblicati già a stagione iniziata. Abbiamo buttato un occhio alla sezione “offerte di lavoro” di una nota Scuola di cucina Professionale. Solo nell’ultima settimana sono 11, tra Cuochi e Pasticceri, i professionisti ricercati.
Allo stesso tempo comprendiamo quanto, per un giovane professionista,orgoglioso della tradizione culinaria del nostro Paese, sia allettante l’idea di poter andare a lavorare all’estero. Ma cosa significa aprire un ristorante all’estero? Come farlo al meglio?
Cosa significa aprire un ristorante all’estero
Ovviamente, anche emigrare e iniziare tutto da capo, sia come individuo che come professionista, non è semplice. Bisogna avere le idee chiare e sapere come muoversi. Per fortuna, al giorno d’oggi esistono molte società di intermediazione che assistono i nostri connazionali all’estero, fornendo loro supporto e assistenza, soprattutto sul piano burocratico. Cosa utilissima non solo per le incombenze primarie, come trovare una casa o mettersi in regola con il permesso di soggiorno, ma anche – per non dire soprattutto – per chi deve iniziare una nuova attività lavorativa in loco.
Fondamentale, poi, è la scelta della location. Non tutte le località, infatti, si dimostrano ricettive allo stesso modo nei confronti della cucina italiana. E al di là della predisposizione della clientela, ci sono altri fattori da valutare, come la capacità di spesa della popolazione locale, la sua predisposizione a consumare pasti lontano dalle mura domestiche e le previsioni per la congiuntura economica del paese ospitante.
Insomma, cambiare stato per perseguire una svolta professionale può essere un’idea vincente, a patto di scegliere la destinazione più giusta. Nelle righe che seguono ne abbiamo individuate alcune, divise in categorie. Sono probabilmente, al momento, le più sicure, interessanti, stimolanti e redditizie. Prendete nota.
Le città più battute da chi vuole aprire un ristorante all’estero
Una sorta di usato sicuro: destinazioni dalle traiettorie consolidate, già percorse da intere generazioni di ristoratori italiani, con ampie probabilità di successo. Per chi ama i percorsi canonici e privi di sorprese.
Londra
Malgrado la Brexit, aprire un ristorante italiano a Londra è ancora oggi un affare. È vero, la competizione è alta e gli standard richiesti sono di assoluta eccellenza. Ma se si ha fiducia nei propri mezzi la capitale del Regno Unito rimane il banco di prova definitivo. Unico inconveniente: i costi decisamente alti, sia per quanto riguarda la burocrazia che per ciò che concerne le spese ordinarie (fornitori, utenze, manodopera). In compenso, il potere d’acquisto dei londinesi è tra i più alti d’Europa, quindi ci si può permettere di tenere i prezzi leggermente più alti degli standard italiani.
New York
La Grande Mela presenta le stesse caratteristiche di Londra, nel bene (alto potere d’acquisto, competenza della clientela) e nel male (costi di gestione elevati, tanta concorrenza). Con un quid in più: la passione smodata dei newyorkesi per la cucina italiana, acuita ulteriormente dalla scoperta (per molti abbastanza recente) che questa è ben diversa da quella, molto più comune e cheap, italoamericana. Pertanto, resistete alla tentazione di offrire alla vostra clientela le classiche (per gli americani) fettuccine Alfredo o gli spaghetti con polpette. Sarebbe come dequalificare il vostro status di 100% italian che può rappresentare il vero valore aggiunto del vostro locale.
Berlino
Più di Parigi o Barcellona, oggi è la capitale tedesca ad aver sviluppato un’insana passione per la cucina italiana. D’altronde, con i tedeschi l’Italia ha sempre intrattenuto un rapporto di odio-amore, che tuttavia diviene passione incondizionata quando si parla di buona tavola. E se per molti versi dalla Germania arrivano critiche anche pesanti verso il nostro paese, quando si parla di cucina da quelle parti ci ascoltano come se fossimo un oracolo.
Le mete di tendenza per aprire un Ristorante
Località celebri, ma non per la densità di ristoranti italiani. Dove tuttavia la congiuntura economica degli ultimi anni, unita a una rinnovata disposizione della popolazione, ha creato un terreno di coltura pressoché unico per avviare un serio business nel campo della ristorazione.
San Francisco
La città californiana si avvia a essere una delle più ricche del pianeta. Merito dello sbarco in borsa di molti colossi dell’industria digitale, che da quelle parti (leggi: Silicon Valley) hanno le loro sedi. Dunque, il potere d’acquisto degli abitanti di San Francisco è destinato a schizzare alle stelle in brevissimo tempo. Inoltre, la California è, tra gli stati americani, quello più ossessionato dal binomio health & fitness. Pertanto i suoi abitanti sono sempre in cerca di scuole culinarie quanto più possibili salutari e improntate alla genuinità degli ingredienti: caratteristiche fondanti della dieta mediterranea. Infine, un’ultima notazione: la California è considerata l’orto e il frutteto d’America. In altre parole: le materie prime – spesso di matrice bio – sono spesso disponibili a km zero o quasi.
Singapore
Altra località in cui l’elevato tenore di vita degli abitanti si sposa con la ricerca inesausta di una qualità della vita sempre migliore. Anche a tavola. Il che si traduce in un’attenzione persino esasperata nei confronti della qualità della cucina. Insomma, trattasi del luogo ideale dove avviare un’attività di ristorazione gourmet.
Dubai
La città dei ricchi per antonomasia, dove la ricerca dell’eccellenza è quasi un obbligo. La cucina italiana è – ovviamente – tanto ricercata quanto apprezzata. L’unico inconveniente è rappresentato dalla burocrazia, a volte soffocante, soprattutto per gli immigrati. In compenso, le tassazioni sono quasi del tutto assenti, quindi avere il privilegio di aprire un ristorante a Dubai significa garantirsi un indotto massiccio senza spese eccessive.
Realtà emergenti per aprire un ristorante all’estero
Città in cui il gusto per la buona cucina mediterranea è un’acquisizione recente, ma che sta rapidamente guadagnando terreno, con ulteriori margini di crescita negli anni a venire.
Mosca
Le migliorate condizioni economiche dei russi “di città” (per quelli delle realtà rurali la realtà è ben diversa) hanno fatto scoprire ai moscoviti (ma anche agli abitanti della vicina San Pietroburgo) le gioie della cucina mediterranea, con l’Italia a recitare la parte del leone. Attualmente la cucina italiana sembra l’unica in grado di rivaleggiare con quella locale negli indici di gradimento dei moscoviti, in genere molto attaccati alle loro tradizioni e poco propensi a sperimentare. Noi rappresentiamo una gradita eccezione.
Pechino
Forse la realtà più insospettabile, data la naturale diffidenza dei cinesi nei confronti delle realtà – non solo gastronomiche – straniere. Tuttavia, la grande presenza di comunità cinesi nel nostro paese ha reso poco alla volta la cucina italiana alquanto familiare presso le grandi città del Celeste Impero. Oggi aprire un ristorante a Pechino è un privilegio e un affare: d’altronde, parliamo pur sempre di quasi 22 milioni di potenziali clienti. Anche in questo caso, però, occhio alla burocrazia, poco incline (eufemisticamente parlando) a deroghe o flessibilità.
Varsavia
C’è stato un periodo, circa vent’anni fa, in cui i polacchi emigrati in Italia erano milioni. Oggi gran parte di essi sono rientrati in patria, approfittando della congiuntura favorevole di quello che è, a oggi, il paese con il più alto indice di crescita d’Europa. Tuttavia, molti hanno conservato la passione per la cucina italiana, che continuano a inseguire anche dalle loro parti. Aprire un ristorante italiano in Polonia è relativamente facile: si tratta di un paese UE, le frontiere sono aperte e la burocrazia abbastanza snella. Inoltre, la pressione fiscale per le nuove imprese è appena al 7% e il costo della vita di almeno un terzo più basso rispetto all’Italia: un’occasione più unica che rara per chi vuole fare impresa partendo dal basso, con un budget contenuto.
Aprire un Ristorante all’estero: le mete per animi avventurosi
Località situate ai confini del mondo conosciuto, o per meglio dire fuori dalle rotte abituali. Dove tuttavia una congiuntura economica favorevole e altri fattori – in primis il fatto che si tratta di territori pressoché “vergini” – rende le possibilità di un business di successo molto alte.
Città del Capo
Siamo letteralmente dall’altra parte del mondo, alle prese con una cultura ibrida e complessa, frutto di numerose e problematiche contraddizioni. Tuttavia, c’è qualcosa che appiana le enormi differenze sociali all’interno della popolazione sudafricana: la passione per la buona cucina. Città del Capo non è una città ricca, ma proprio in virtù dell’innata curiosità dei suoi abitanti si presta bene a ospitare ristoranti di cucina italiana di matrice popolare, come la classica pizzeria.
Hanoi
Il Vietnam è la realtà economica più vivace e dinamica dell’intero Estremo Oriente. Inoltre, la sua popolazione ha l’età media più bassa dell’intera area, è naturalmente curiosa e, dopo decenni di oscurantismo, desiderosa di confrontarsi con culture e ovviamente sapori differenti. I ristoranti italiani a Hanoi cominciano a essere numerosi, ma c’è ancora spazio per chi ha la capacità e il coraggio di fare la differenza. Inutile sottolineare come i costi vivi siano decisamente contenuti rispetto agli standard italiani.
Almaty
L’ex-capitale del Kazakhistan, conosciuta anche come la patria delle mele (pare che la prima domesticazione del celebre frutto sia avvenuta qui), è la meta per eccellenza dei ricchi asiatici – o russi – in cerca di svago. Merito delle attrazioni cittadine, ma anche della vicinanza (neanche 80 km) con Kapchagai, la Las Vegas del Centro Asia, città che si regge quasi esclusivamente sul gioco d’azzardo. Insomma, tra alberghi di lusso, locali notturni e casinò a volontà a poco più di un’ora di macchina, c’è posto anche per ristoranti di alta cucina con una forte matrice etnica. E considerato che anche da quelle parti l’impresa straniera – purché di qualità – è fortemente incoraggiata, anche dal punto di vista burocratico e fiscale, chiunque abbia spirito imprenditoriale e coraggio dovrebbe prendere in seria considerazione l’opzione di un trasferimento in loco. Soprattutto in un momento come questo, in cui la concorrenza è ancora numericamente esigua.
Ora avete le idee più chiare. Probabilmente non tutte le mete sopra elencate si adattano perfettamente al vostro stile di vita, tuttavia fra esse c’è sicuramente quella che fa maggiormente per voi. Non vi rimane che prendere le necessarie informazioni, stabilire dei contatti in loco (magari cercare anche un socio affidabile già di stanza da quelle parti) e giocarvi le vostre carte. D’altronde, la fortuna aiuta sempre gli audaci.
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