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La frutta secca spopola
Il mondo dell’informazione e della comunicazione consente per la prima volta ai ristoratori di poter intercettare i gusti del pubblico adeguando l’offerta, ovviamente per quanto possibile, alla domanda. Questo significa monitorare costantemente i gusti del pubblico consultando sondaggi accreditati e magari saper approfittare delle tendenze per ottenere dei vantaggi concreti in termini di visibilità e di soddisfazione della clientela, il che si traduce ovviamente anche in aumento del fatturato.
Per questo il boom nei consumi di frutta a guscio (+10%) andrebbe visto come una opportunità da non perdere. Inoltre la frutta a guscio ha conquistato da tempo anche i grandi chef perché permette di godere di un perfetto equilibrio tra dolce e salato. Il tempo in cui la frutta secca veniva presentata in anonime ciotoline a inizio pasto sembra aver finalmente imboccato il viale del tramonto, ora anche grazie al ruolo di grandi chef che hanno saputo valorizzarla, la frutta a guscio si appresta a fare il salto di qualità e a proiettarsi in contesti ben più impegnativi.
La frutta secca diventa un valore aggiunto nei menù
La frutta a guscio è ormai entrata stabilmente nella nostra dieta, un motivo in più per includerli sempre di più nei menù. Riuscirci non è difficile in quanto esistono già moltissime ricette regionali che prevedono l’utilizzo di frutta a guscio, dalle noci alle mandorle. Non è sicuramente un caso che l’Italia sia tra i principali consumatori e importatori di frutta secca assieme a Stati Uniti e Turchia. Spesso basta una spolverata di frutta a guscio per dare aroma ai piatti e arricchire la struttura di salse e sughi. Ormai piatti a base di pistacchi, mandorle e noci non possono mancare in tutti i ristoranti alla moda, un motivo in più per sperimentare! Non solo, molte realtà hanno già cominciato a proporre una ristorazione salutistica coinvolgendo proprio la frutta a guscio, ovviamente rigidamente made in Italy.
Inoltre la frutta a guscio si presta anche particolarmente al take away andando così incontro alle esigenze di piccole attività ristorative o street food. Saper seguire le tendenze dovrebbe essere un obiettivo per pervenire al successo. Insomma, la frutta da guscio in generale è un esempio perfetto di come sia possibile trovare un compromesso tra gusto e benessere proponendo dei piatti innovativi, gustosi e salutari. Le granelle, di pistacchi, mandorle o arachidi solo per fare un esempio, sono particolarmente consigliate ai ristoratori che vogliono aggiungere un tocco personalizzato ai propri piatti senza per questo perdere tempo nelle decorazioni. Ad esempio una buona granella di nocciola può essere utilizzata sia per insaporire torte e dessert, sia per arricchire gustosi antipasti o primi piatti.
Un boom vero e proprio per la frutta secca
Facendo un esempio concreto agli italiani sembra piacere davvero molto la frutta a guscio, con i consumi di noci, pistacchi e mandorle che hanno fatto registrare un importante +10% negli acquisti nel 2017. Non solo, il mercato della frutta a guscio ha superato quota 1 miliardo nel 2017, mostrandosi quindi come in netta crescita. Secondo una elaborazione dati Coldiretti su base Ismea infatti, la frutta a guscio avrebbe letteralmente conquistato il cuore, e il gusto, delle famiglie italiane. Negli ultimi 10 anni i consumi di italiani di frutta a guscio sono letteralmente raddoppiati raggiungendo i 3 chilogrammi pro capite all’anno.
La frutta a guscio! Preziosi alleati della salute!
Nonostante in passato si siano diffusi dei luoghi comuni sul consumo di frutta a guscio, come ad esempio che si tratti di un cibo poco salutare, negli ultimi tempi lo si sta finalmente rivalutando. La frutta secca, noci e nocciole in particolare, è antiossidante e ricca di acidi grassi che sono una panacea per il colesterolo. Non solo, la frutta a guscio contiene anche molti sali minerali e vitamina E. Le mandorle sono da sempre note per aiutare a mantenere la pelle in buona salute, mentre i pistacchi sono ricchi di fibre, sali minerali, ferro e vitamine.
Oltre a essere buona infatti, la frutta a guscio è anche molto versatile e consente di essere impiegata in cucina con molta fantasia per la preparazione di ogni genere di pietanze, dai primi e i secondi piatti fino ai dolci. Chiaramente la frutta a guscio non è tutta uguale, ad esempio le noci macadamia contengono alti livelli di grassi saturi. In ogni caso la frutta in guscio protegge da diabete, tumori e infarti e riduce anche del 23% il rischio di morte prematura. Secondo alcune ricerche consumare ogni giorno 10 grammi di frutta secca proteggerebbe cuore, fegato e intestino.
Un business in continuo aumento
Sempre secondo Coldiretti in Italia si raccolgono qualcosa come 300mila tonnellate di frutta in guscio all’anno, un numero davvero considerevole che dovrebbe aumentare ancora nei prossimi anni. I noccioleti da soli sono cresciuti del 6,5% raggiungendo gli 80.000 ettari a livello nazionale. Solo per fare un esempio delle ampie prospettive di crescita si pensi che nei prossimi 10 anni la previsione è quella di un aumento del 30% dell’estensione di noccioleti e mandorleti da Nord a Sud.
Attenzione all’origine della frutta secca
In Italia è possibile acquistare frutta a guscio di qualità certificata ma molti continuano a importarla dall’estero, basi pensare che solo nel 2017 l’importazione di frutta in guscio ha sfiorato 1 miliardo di euro. I principali paesi che esportano frutta a guscio in Italia sono Stati Uniti, Iran, Turchia, Cina, Cile, Argentina e Australia. Quello che molti ristoratori ignorano completamente però è che molti di questi frutti a guscio sono considerati pericolosi per la salute in quanto contaminate da aflatossine cancerogene. Non a caso questi alimenti sono nella lista nera dei prodotti alimentari più pericolosi per la salute in base all’analisi della Coldiretti del rapporto Sistema di allerta rapido europeo (RASFF), l’organo incaricato di monitorare i rischi alimentari causati da residui chimici, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o coloranti nell’Ue.
Per questo il consiglio, tanto ai ristoratori, quanto ai consumatori, è quello di controllare con cura l’origine della frutta in guscio in etichetta prima dell’acquisto. Non ha quindi nessun senso pensare a risparmiare pochi euro e rischiare di esporre la clientela a rischi per la salute ampiamente evitabili. La frutta a guscio proveniente da alcune parti del mondo non ha nulla a che vedere con quella italiana dal punto di vista della qualità, e in passato si è assistito alla contaminazione di muffe epatotossiche che ha causato gravi inconvenienti alla salute dei consumatori.
Di Daniele Cardetta